Il conflitto scoppiato nel 1404 tra la Repubblica Veneta e Francesco Novello da Carrara, scrive lo storico Francesco Colle fu uno dei più ardenti nel principio e dei più rapidi nei suoi effetti, che la storia di quei tempi ricordi, Il Caro, rara incalzato dall'armi nemiche nel Padovano e nel Veronese quantunque valorosamente si difendesse. causa il numero inferiore di truppe che aveva, dovette chiudere i castelli d'ambo i territori e dividere i suoi in due eserciti per difendere le due città. La prima a cedere fu Verona, dove il figlio di lui, Jacopo, teneva il comando. Questi, costretto a fuggire, fu sorpreso dai nemici presso Legnago e condotto prigioniero a Venezia. Tali fatti fecero mutar consiglio a Novello, il quale propose a Venezia la pace: impegnandosi a ceder Padova a pagar cinquantamila ducati d'oro chiedendo in cambio il feudo del suo castello e la liberazione del figlio Jacopo. Per sua disgrazia avvenne che nella notte precedente la sanzione di quei patti, gli giungesse avviso da Firenze a mezzo di Bartolomeo Dallarme suo ministro che egli aveva mandato colà per sicurezza coi minori suoi figli e altri parenti, promettente aiuto da quella Repubblica, e che intanto si difendesse. Così lusingato ancora di vincere, sospese l'accordo ricominciò la lotta che fu lunga ed atroce con grave disagio della città, la quale stanca di così lungo assedio, della fame e delle malattie, non senza inganno si arrese ai veneziani. Il Camune inviò ambasciatori a Venezia. la quale non volle trattare col Carrarese, e la Serenissima garantì a Padova suoi statuti.
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